Quale referendum per l’Europa e gli europei ?
La sessione “Referendum nazionali e l’Unione europea : un vehicolo cieco?” della conferenza “Democrazia europea : quale nuove sfide?” organizatta il 26 giugno 2017 a Parigi dall’Istituto Jacques Delors
Policy brief “Verso una forma più legittima di democrazia diretta nell’Unione europea“ scritto da Francis Cheneval
Policy paper “Referendum nazionali per le questioni europee : dal chiarimento alla frustrazione?“ scritto da Yves Bertoncini
La sessione dedicata ai referendum nazionali nell’Unione Europea (UE), sopratutto costruita sui due policy paper, è un’ opportunità di sollevare i problemi specifici per i referendum sulle questioni europee e di discutere la loro pertinenza come sfida democratica.
Perché un referendum? La sessione e i paper non motivano il referendum però suggeriscono alcune risposte. Patrick Le Hyaric, deputato francese al Parlamento europeo (Sinistra unitaria europea/Sinistra verde nordica), fa riferimento al referendum come un bisogno e un’ attesa collettiva. A livello istituzionale e nel cadro del progetto europeo bEUcitizen, Francis Cheneval, professore universitario di filosofia politica, indica che il referendum può essere uno strumento democratico legittimando la politica, le politiche e i governi. Quindi il referendum soddisferebbe i cittadini così come le autorità politiche : un mezzo vantaggioso per tutti.
Separiamo il grano democratico dal loglio strumentale…Vari tipi di referendum sono individuati e esaminati. Francis Cheneval distingue il plebiscito dal diritto del cittadino. Il plebiscito è uno strumento politico del governo dall’antichità romana fino a Napoleone e al Brexit. Il referendum può invece essere un diritto del cittadino che costringe tutti i governi. Inoltre, Yves Bertoncini, ex direttore dell’Istituto Jacques Delors, fornisce una tipologia critica dei referendum nazionali in Europa. Innanzitutto, un referendum su questioni europee può riguardare un solo stato membro : per esempio i processi europei di approfondimento e di allargamento. Seconda cosa, può trattare di “questioni indivisibili”, i.e. questioni attinenti a tutti gli stati membri. Per esempio i referendum sui trattati europei o il referendum greco di 2015 riguardante un accordo di finanziamento dalla troika (la Commissione europea, la Banca centrale europea e il Fondo monetario internazionale). Infine, il referendum su questioni indivisibili può diventare uno strumento governativo nei rapporti di forza tra stati membri. Quest’ultimo tipo di referendum sarebbe pertanto un plebiscito nell’ambito della definizione di Francis Cheneval. Yves Bertoncini ricorda il referendum greco di 2015, il referendum olandese di 2016 sull’accordo d’associazione con l’Ucraina, anche pure il referendum ungherese di 2016 sull’accoglienza dei migranti. Per valutare un referendum in Europa, bisogna dunque verificare i suoi responsabili e l’impatto delle sue questioni sugli stati membri.
E osserviamo le conseguenze potenziali…Il referendum è sopratutto stimato dalle sue ripercussioni. Per prima conseguenza, l’UE potrebbe non rispettare la volontà nazionale della popolazione che ha appena votato o quella degli altri stati membri. Yves Bertoncini allude alla negazione della democrazia come una percezione visti i cambiamenti consecutivi dei testi giuridici. Nelle due situazioni tuttavia affiorano frustrazione e tensione tra le popolazioni e i governi. Il referendum può anche influenzare la direzione efficace di un regime politico e la capacità d’azione europea. Yves Bertoncini studia la governabilità dell’UE nei diversi scenari di referendum alla luce del rischio d’un vehicolo cieco : il referendum potrebbe impedire un’alternativa, un compromesso o una soluzione. Per di più e come segnalato in precedenza, il referendum chiama in causa la leggitimità politica. Francis Cheneval utilizza il miglioramento della leggitimità come criterio per valutare gli strumenti di processo decisionale democratico. Il referendum può incentivare l’accettazione dei cittadini per la politica, i governi e le decisioni però in varia misura secondo le condizioni di applicazione.
Per proporre un referendum ideale… Francis Cheneval e Yves Bertoncini condividono una soluzione : un referendum europeo nel cadro di una democrazia semidiretta. Questa soluzione al fine di evitare un’influenza transnazionale sulla votazione secondo Francis Cheneval e di prevenire la negazione della democrazia secondo Yves Bertoncini. Francis Cheneval elenca le condizioni necessarie per tutti gli strumenti di processo decisionale democratico : un accesso all’informazione alternativa, una parità formale di partecipazione, un’indipendenza economica dei cittadini e anche il processo decisionale più neutro per i risultati. Le pubblicazioni di bEUcitizen portano avanti riflessioni su queste condizioni (diritti economici dei cittadini, cultura civica europea, libertà di espressione…). Francis Cheneval specifica peraltro le caratteristiche del referendum europeo. Al fine di evitare qualsiasi plebiscito, il referendum europeo deve essere richiesto dai cittadini come un’initiziativa popolare o deve essere un obbligo costituzionale. I suoi risultati devono essere vincolanti. Lo strumento deve essere europeo, coordinato a livello europeo e attuato simultaneamente negli stati membri. Finalmente, i cittadini devono familiarizzarsi con il referendum per impedire una votazione di second’ordine, cioè screditata. Un’esperianza a livello locale, nazionale e europeo è suggerita. Un ultimo consiglio di Francis Cheneval, il referendum deve trattare della legislazione secondaria, i.e. le leggi, alla luce del comune accordo, un difficile accordo unanime, necessario per cambiare la legislazione primaria, i.e. i trattati.
Che però rimane un’importante sfida. Francis Cheneval descrive la prossima fase della creazione del referendum europeo. I trattati europei sarebbero emendati mediante una procedura ordinaria: il famoso comune accordo dei rappresentanti dei governi[1] e la ratifica dagli stati membri. Inoltre, le costituzioni nazionali introdurrebbero il referendum nazionale e locale. In base al paper di Yves Bertoncini, in molti paesi europei non c’è legalmente il referendum, ovvero in Germania, Cipro, Repubblica Ceca, Belgio, o è soggeto a varie disposizioni. Per promuovere lo sviluppo di abitudine nazionali, i cittadini europei potrebbero ricevere un’educazione particolare. Francis Cheneval ricorda le due parte della politica greca : la tecnica, ossia le competenze, e la pratica, ossia l’esperienza personale del mondo. In aggiunta alle disposizioni legali e alle competenze, sorge il problema dell’integrazione europea. I risultati del referendum europeo evidenzierebbero minoranze nazionali. Peraltro, come sollevato da Yves Bertoncini e Francis Cheneval durante la conferenza, un referendum a doppia maggioranza (dei cittadini e dei capi di stato e di governo) cambierebbe la natura dell’UE. Al tal fine, ogni stato membro dovrà sostenere un progetto di federazione europea.
Non siamo giunti al termine. Il diritto costituzionale e la Commissione di Venezia per la democrazia attraverso il diritto del Consiglio d’Europa discutono di dispozioni complementari del referendum[2]. Per esempio, il referendum può essere un abrogativo per respingere una modifica normativa o essere un’iniziativa per votarla. Un organo indipendente può verificare a priori o a posteriori la costituzionalità del referendum. Un quorum di elettori, ossia un minimo, può essere necessario per confermare i risultati. La strada è lunga. Ogni caratteristica del referendum richiede un’attenzione particolare per superare le difficoltà europee incontrate a livello locale e nazionale e per cercare un commune e popolare accordo. La conferenza ha iniziato un dibattito che da un’idea dell’educazione al referendum. Per di più, i paper forniscono senza dubbio maggiori conoscenze ai cittadini.